Come si autofinanzia una biblioteca interculturale in Svizzera

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Non c’è alcun dubbio, la biblioteca interculturale BISI di Bellinzona in Svizzera è un vero gioiello e per il suo modus operandi è una vera rarità. Ce la presenta il fondatore Fredy Conrad.

La Biblioteca interculturale della Svizzera italiana (BISI), fondata nel 2003 su iniziativa di Fredy Conrad (bibliotecario, animatore culturale e imprenditore sociale) e promossa dall’associazione Ondemedia. Un’idea nata una ventina d’anni or sono a Renens, nella periferia di Losanna, e che in seguito si è rapidamente diffusa in tutte le regioni del Paese. Oggi in tutta la Confederazione elvetica si contano una ventina di biblioteche simili alla BISI.

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Responsabile e presidente della biblioteca è ancora oggi il poliedrico Fredy Conrad che abbiamo avuto il piacere di conoscere.

Prima di tutto complimenti per la splendida biblioteca al servizio sia dei migranti che degli abitanti di tutto il Ticino. Cosa l’ha spinta a creare una biblioteca interculturale?
La BISI si prefigge due scopi: da una parte intende dare agli stranieri la possibilità di accedere a libri scritti nella loro lingua e dall’altra vuole consentire agli autoctoni di venire in contatto con altri idiomi e altre culture. Questo scambio ha l’effetto d’allargare gli orizzonti, favorendo l’arricchimento reciproco. Tuttavia la Biblioteca interculturale non si limita al prestito librario: organizza corsi linguistici individuali e sedute di conversazione sia per alloglotti che vogliono imparare l’italiano, sia per residenti che desiderano avvicinarsi ad una lingua straniera. Oltre a ciò la BISI organizza anche corsi d’introduzione al mondo digitale. Dispone, inoltre, di un Internet point, aperto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18. Tra le numerose iniziative promosse vi è il progetto di Bibliomobile che consiste in un furgone dotato di scaffali in grado di trasportare un migliaio di libri ovunque sia richiesto.

Quali sono i vostri numeri?
La nostra sede bellinzonese di Piazza Buffi (ex Piazza Magoria) ospita circa 4’000 volumi in una quarantina di lingue diverse, dalle lingue nazionali e quelle parlate dai primi immigrati europei fino agli idiomi dell’estremo Oriente.
Disponiamo di circa duecento metri quadrati disposti su due piani in un edificio del centro storico. Si diventa soci acquistando una tessera che costa 20 franchi l’anno.

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Un punto dolente per le biblioteche italiane, i finanziamenti. Voi come siete organizzati?
In Ticino la BISI, a parte modestissimi contributi pubblici si finanzia con risorse proprie, grazie al volontariato, ai programmi occupazionali e al ricavato della vendita di libri usati. La BISI non fa ancora parte del Sistema bibliotecario ticinese (SBT), ma paradossalmente è riconosciuta dall’UNESCO come affiliata alla rete mondiale delle biblioteche associate. È, infatti, l’unica biblioteca svizzera autorizzata a fregiarsi del marchio UNAL (UNESCO Network of Associated Libraries).

Operativamente come fate a gestire libri in 40 lingue?
Non abbiamo fra noi bibliotecari diplomati quindi per affrontare i problemi di catalogazione dovuti alle barriere linguistiche possiamo contare solo sulla collaborazione di persone di altre culture che frequentano i nostri programmi di inserimento.

Come può incidere una biblioteca multiculturale sulla comunità locale?
Occorre vincere le resistenze delle comunità che sono spesso chiuse a riccio, con talune vi siamo riusciti molto bene, con altre si tratta di lavorare nella continuità, tessendo e sviluppando armoniosamente rapporti di stima e di fiducia.

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Avete rapporti con associazioni, mediatori culturali o altre realtà locali?
Certamente, nel limite del possibile presenziamo agli eventi organizzati da enti pubblici e istituzioni nel Canton Ticino a partire dalle proposte sviluppate dall’Ufficio cantonale del delegato all’integrazione, dai Comuni e dalle associazioni.

Quali sono le iniziativi in corso e quelle che state progettando?
Organizziamo con regolarità incontri in sede (visite guidate, conferenze, meditazione buddista, caffè filosofico, incontri di musica, atelier con i bambini, notte del racconto…), fuori sede (bancarelle, letture nella tenda berbera, vendita di libri usati…) e itineranti (letture estive nei parchi cittadini e nelle aree periferiche basandoci sull’appoggio del nostro Servizio Bibliomobile). Da un paio d’anni gestiamo inoltre una rete civica composta da quattro bibliocabine (ricavate da cabine telefoniche dismesse) favorendo la condivisione spontanea del libro (bookcrossing, booksharing).

Tante iniziative e soprattutto tanti libri in lingua.