“Silenzio si legge in lingua…”

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La scuola Primaria Italo Calvino di Spresiano in provincia di Treviso investe da anni in libri in lingua ed in percorsi multiculturali molto apprezzati da genitori e alunni fino a meritarsi premi nazionali.

Capita raramente di collaborare con le scuole per la creazione di scaffali interculturali, ma quando accade si scoprono realtà come la scuola Primaria Calvino di Spresiano, 11.000 abitanti, le cui iniziative potrebbero ispirare tanti responsabili scolastici alle prese con classi con numerosi studenti di lingua-madre non italiana, molti dei quali nati in Italia.
Ne parliamo con l’insegnante Mariateresa Simonaggio, responsabile della biblioteca scolastica:
“Tutto è nato nel 2012 quando abbiamo iniziato ad acquistare libri bilingue, in maggioranza dalle case editrice italiane specializzate come Carthusia e Sinnos. Il motivo è riassunto dalla frase della logopedista svizzera Francine Rosernbaum: “l’accesso alla parola, alla simbolizzazione passa dalla lingua materna“. Il primo anno abbiamo acquistato 53 libri. L’anno successivo abbiamo aderito alla “Rete di Treviso per l’integrazione degli alunni stranieri” che proponeva il progetto “Il plurilinguismo in classe”.

L’accesso alla parola, alla simbolizzazione passa dalla lingua materna

Questo progetto prevedeva di programmare delle attività didattiche per valorizzare il plurilinguismo in classe.
Noi abbiamo pensato di iniziare una speciale collaborazione con i genitori per la lettura solo in lingua-madre dei libri bilingui della collana “Storie sconfinate” (Ed. Carthusia) disponibili in albanese, arabo, cinese, russo, serbo-croato. I libri venivano letti dai genitori madrelingua e la lettura era corredata da immagini per far seguire la narrazione a tutti gli alunni perché come suggerisce Roberto Denti nel libro “Come far leggere i bambini” (Editori Riuniti): “Diversa è la situazione di fronte ad una immagine: qui l’italiano e il francese, e anche il russo e il cinese possono ritrovarsi nella stessa emozione, nello stesso modo di guardare e di comprendere. Accanto alla parola scritta, esiste dunque l’immagine: un linguaggio diverso, ma altrettanto importane.
Visto il successo abbiamo implementato lo scaffale fino ad arrivare a 137 libri bilingui e 20 in madrelingua.”

Quanti bambini e di quali nazionalità sono presenti nella vostra scuola?
Su un totale di 265 alunni, 148 sono di lingua madre italiana, 95 di lingua madre non italiana e 22 plurilingue.

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. La Scuola Primaria “Italo Calvino” di Spresiano (TV)

Per esperienza sappiamo che non basta creare la scaffale, alla presenza dei libri devono seguire iniziative per coinvolgete tutti gli alunni. Voi cosa avete programmato?
Abbiamo sviluppato l’idea delle letture madrelingua con l’iniziativa “Silenzio si legge in lingua..” per invitare gli alunni a cogliere l’opportunità offerta dall’ambiente scolastico di viaggiare tra le culture e le lingue del mondo, partecipando anche al “Maggio dei libri 2014″, campagna nazionale di promozione della lettura, vincendo il Premio per la categoria Asili e scuole. Grazie proprio a questo progetto interculturale abbiamo avviato la comunità scolastica alla consapevolezza della cittadinanza europea attraverso la valorizzazione delle diverse identità e radici culturali di ogni studente.
Quest’anno stiamo ancora lavorando ad una nuova iniziativa acquistando libri in lingua anche grazie a BookBank. Presto saremo pronti a presentarla ai nostri alunni e genitori.

Come hanno accolto genitori e bambini la presenza di libri in lingua?
Un successo imprevisto. Dopo aver ascoltato le storie in lingua-madre, gli alunni di madrelingua non italiana hanno espresso il desiderio di leggere anche da soli o di ascoltare altre storie lette dai genitori anche a casa. Era proprio l’obiettivo che ci eravamo fissati.

Altre scuole potrebbero seguire il vostro esempio. Quali suggerimenti o consigli si sente di poter dare a chi volesse creare una sezione di libri in lingua a scuola?
Personalmente mi ha ispirato la lettura di due libri: “L’analfabeta” di Agota Kristof (di madrelingua ungherese ma di scrittura francese) e “In altre parole” di Jhumpa Lahiri. Mi piace citare un passaggio di quest’ultimo “Penso a mia madre, che scrive poesie in bengalese, in America. Lei non può trovare, perfino quasi cinqunt’anni dopo che vi si è trasferita, un libro scritto nella sua lingua.”