Kadarè racconta l’Albania tra passato e futuro

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Lunga intervista concessa a Repubblica da Ismail Kadarè in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Le mattinate al Café Rostand” durante la Fiera del libro di Tirana.

 

di G. Cedrone e L. Maksuti - Repubblica.it

La sua ultima fatica letteraria Le mattinate al Café Rostand – I pensieri parigini si annuncia come l’ennesimo successo di un autore che può vantare milioni di copie vendute in ogni angolo del globo. Ismail Kadarè ci riceve allo Juvenilja, un elegante locale nel cuore dell’omonimo parco di Tirana, un luogo particolarmente amato dallo scrittore albanese. Un posto amato da Kadare al pari del Cafè Rostand di Parigi, città che lo ha accolto con tutti gli onori quando chiese asilo politico per protestare contro le élite comuniste albanesi ormai al crepuscolo nel lontano 1990.

Nell’ultimo libro, quasi un’autobiografia, racconta gli episodi più significativi della sua vita. E ancora alcune pagine dedicate “alle piccole signorine della letteratura albanese”, scrittrici albanesi di grande talento che cercano di farsi strada tra mille complicazioni nel mondo della letteratura mondiale e a cui Kadare presta grande attenzione. Tante piccole storie che compongono il puzzle della sua vita, sempre raccontate con il suo inconfondibile stile.

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Il colloquio è l’occasione per parlare anche del rapporto tra l’Italia e l’Albania, un rapporto “intimo” che neanche l’occupazione italiana del Paese è riuscito a scalfire. Una vicinanza culturale che si manifesta anche nel grande interesse per Dante Alighieri, “più studiato in Albania che in Francia”, nonostante fosse temuto dalla dittatura comunista che leggeva nel suo Inferno quasi un richiamo ai “gulag”.

Lo scrittore ci riceve nello spazio del caffè riservato a lui. La sensazione è quella di entrare in un posto senza tempo, quasi come fosse uno di quei Café litteraries di Parigi dove amavano passare le loro giornate personaggi come Ernest Hemigway, Pablo Picasso, Jean Paul Sartre o Samuel Beckett. Sono anni che lo scrittore è tra i favoriti per il Nobel per la letteratura, ma anche quest’anno il prestigioso riconoscimento gli è sfuggito. Poco importa per un autore che ha scritto alcune delle pagine più belle della letteratura europea e che con la sua opera ha educato intere generazioni al libero pensiero. Al centro dei suoi pensieri c’è sempre l’Albania, il suo futuro, la speranza che il Paese possa entrare quanto prima nell’Unione europea, “una questione di vita o di morte” secondo Kadare, un passaggio decisivo per lasciarsi alle spalle gli anni difficili della dittatura e quelli altrettanto complicati della transizione, con sullo sfondo la questione del Kosovo che ha inasprito le relazioni con la Serbia, quel vicino con cui ora però è necessario collaborare se l’Albania vuole entrare “nella grande famiglia delle nazioni europee”, come ama ripetere.

kadare-le-mattinate-coverLa Fiera del libro di Tirana è stata l’occasione per presentare la sua ultima fatica letteraria, Le mattinate al Café Rostand. Di cosa tratta?
E’ un libro scritto di getto con le mie riflessioni. Ci sono alcuni pezzi letterari tratti dai miei appunti, delle sinossi, dei pensieri, delle bozze. Opere che non ho potuto scrivere prima e che non so se avrò tempo di scrivere. E’ difficile dare una definizione di questo libro.

Lei è noto in tutto il mondo per alcune delle pagine più belle della letteratura mondiale del ‘900 e degli ultimi decenni, da Il generale dell’Armata morta a La città di pietra, da La Piramide a La figlia di Agamennone, solo per citarne alcuni. Dove trova l’ispirazione per le sue opere?
Nessuno scrittore risponderà mai a questa domanda con la verità. Questi sono i segreti che appartengono alla grande famiglia degli scrittori. Sappiate che quando uno scrittore parla di queste cose non dice mai la verità, perché, anche volendo, non la possono dire.

Intervista completa su Repubblica 

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